venerdì 24 novembre 2017

Atalanta - Dea, we love you yeah! Cinque squilli all’Everton (La Gazzetta dello Sport)

Doppiette super per Cristante e Cornelius, a segno pure Gosens: splendida vittoria dell’Atalanta in casa Beatles e qualificazione storica

Il Fab Four è Bryan Cristante, maglia da lavoro numero 4 sulle spalle e piccone in mano, per infierire sui poveri resti di questo Everton. Più che Fab Four è l’Atalanta, che firma con lo spettacolo di 12 tiri nello specchio e cinque gol (più un rigore sbagliato) la sua prima vittoria in trasferta di questa stagione, ma soprattutto un’impresa storica in uno stadio storico: i 3.500 innamorati che ieri sera hanno cantato nel tempio inglese una notte indimenticabile hanno visto il primo successo italiano assoluto a Goodison Park. Mai si poteva pensare ad agosto, ai tempi di un sorteggio sinistro, che l’Atalanta si sarebbe qualificata per i sedicesimi di Europa League con una giornata di anticipo. E che fra due settimane si sarebbe giocata con il Lione il fondamentale primo posto nel girone in casa.

TRASFORMISTA Squadra che vince (aveva vinto, a settembre) non si cambia: dunque stessi uomini, stessa Atalanta trasformista, stesso Cristante che vale il sacrificio di un giocatore offensivo più puro come Ilicic. Anche Everton non così diverso: 5’ martellanti e poi quasi il buio, ingarbugliato da un 3-5-2 mutante in 3-4-3 con l’allargamento a destra, in faccia a Martina, di Cristante, il senza fissa dimora. Lui e Petagna, sempre pronto a sfilarsi dal cuore dell’area come in occasione dell’1-0, offrendo a Castagne che Gasperini aveva dirottato non casualmente a destra il primo appoggio per scappare verso la porta: il belga ha fatto il resto con doppia accelerazione che ha tramortito Klaassen e Martina e un
radente che ha trovato - toh - Cristante pronto ad anticipare perfino Petagna.
SUSSULTO L’Everton ha accusato pressing feroce e colpo: i suoi paralleli cambiamenti in corsa da 4-2-3-1 a 4-4-2, con Rooney più o meno vicino a Ramirez nel tentativo di far uscire un centrale (spesso Toloi), sono stati tormentati come il declino quasi rassegnato del suo gioiello passeggiante. Solo un doppio errore - Freuler e poi Palomino – ha accompagnato verso Berisha prima Mirallas (bravo il portiere) e poi Ramirez che ha mirato alto a porta spalancata. Solo un sussulto di Unsworth ha dato un pizzico di logica all’Everton: ridisegnato con Rooney alle spalle di Ramirez e Mirallas e con Klaassen finalmente non relegato sulla fascia.
APOTEOSI Ma la ribellione dell’Everton si è spenta su un salvataggio di Toloi su Davies e sugli effetti degli aggiustamenti di Gasperini, che ha accentrato Cristante a tampinare Beningime. E il flipper si è riacceso nella ripresa, perché stavolta il the caldo non ha fatto male né alle gambe, né alla spina. Riattaccata subito e rimasta lì, anche dopo il rigore guadagnato da Cristante e sbagliato da Gomez al 3’. Il tirassegno (De Roon, Cristante, Hateboer: tutti murati) ha trovato il varco quando ancora Cristante ha timbrato con il suo marchio di fabbrica: colpo  i testa su corner di Gomez. E la partita a scacchi fra tecnici è stata vinta ancora da Gasp, che al 3-4-1-2 di Unsworth (Vlasic trequartista) e al diagonale del 2-1 di Ramirez ha risposto sostituendo Cristante con una punta pura, Cornelius. E proprio il danese, dopo un meraviglioso colpo da biliardo di Gosens, con una doppietta in 6’ ha trasformato il trionfo in apoteosi.

Andrea Elefante

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