Il Napoli riparte da Palermo, a novembre c’è Lazio-Roma. Campioni d’Italia: 1a con il Parma
Orfani di Ibra, invidiosi degli sceicchi, imbarazzati dallo scandalo delle scommesse. Ma the show must go on, anche perché—quando si aprirà il sipario — le chiacchiere da bar sport continueranno, i tifosi si emozioneranno, le polemiche non mancheranno. La Serie A che è nata ieri sera in una sobria (lo spirito del tempo) cerimonia del calendario sarà pure ammaccata, ma state tranquilli che nessuno se la perderà. Nel weekend del 25-26 agosto la Juventus, interpretandolo come un segno benevolo del destino, debutterà contro quel Parma che un anno
fa batté 4-1 iniziando la cavalcata verso lo scudetto, mentre Milan e Inter saranno chiamate a placare gli entusiasmi delle neopromosse Sampdoria e Pescara. Date da segnare Il computer aveva pochissimi vincoli perché da qualche stagione, su decisione dell’assemblea di Lega, non ci sono le teste di serie. Big-match liberi, a parte l’embargo nei turni infrasettimanali e il divieto di collocare derby alla prima e all’ultima giornata.Ecco che il sorteggio si è divertito a regalare già alla seconda giornata Inter-Roma, poi Juventus-Roma alla 6a,Milan- Inter alla 7a, Juve-Inter all’ 11a, Milan-Juve alla 14a, Roma- Milan alla 18a. Tornano le quattro stracittadine dopo tre anni di assenza: Lazio-Roma alla 12a, Sampdoria-Genoa alla 13a, Juve-Torino alla 15a. Non è mancata la polemica di De Laurentiis, che si è adirato per quel Napoli-Roma piazzato all’ultimo turno. Ma i criteri sono chiari e tengono conto di un gioco a incastri complicatissimo: evitare le grandi sfide in testa e in coda al calendario, o magari a ridosso degli impegniin Europa che coinvolgono 12 turni (come il patron azzurro pretendeva l’estate scorsa), proprio non si può. La crisi È il campionato dell’austerity, dei sogni spezzati, del primato dei bilanci. Non tanto per lo spauracchio del fair play Uefa quanto per la crisi che ha colpito i mecenati. Ieri sera, a un certo punto, Adria no Galliani ha trasmesso un senso d’impotenza rivangando la suggestione Kakà: «Certi ingaggi non sono alla nostra portata». Si fa quel che si può, ma questo non vuol dire che lo spettacolo deluderà le attese. «I nomi non sono tutto—pensa Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori — magari questa nuova era restituirà centralità ai progetti tecnici, i presidenti avranno più pazienza coi loro allenatori e daranno maggiore fiducia ai giovani». Il mantra sembra essere l’equilibrio tra costi e ricavi, con una Serie Ache cerca di ritrovare in qualche modo l’autosufficienza finanziaria ma che deve fare i conti con numeri da brivido: 285 milioni di deficit e 1,55 miliardi di debiti netti nel 2011. «C’è la consapevolezza che adesso bisogna tendere a una sostenibilità del sistema, obiettivo che nulla toglierà al valore del campionato », assicura Maurizio Beretta, numero uno della Lega. Una Lega che ancora si dimena tra governance e ripartizione dei proventi tv: la scadenza del 30 giugno è stata ora posticipata ai primi di settembre. Le divergenze non mancano, e invece bisognerebbe ritrovare quell’unità necessaria per valorizzare ancor di più il prodotto. E per interloquire costruttivamente con la Figc, anche sulla Nazionale fresca vice campione d’Europa. «Ai presidenti di club rinnovo il mio appello al dialogo, tenuto conto che la squadra azzurra dà forza a tutto il movimento», chiosa Giancarlo Abete, ottimista sul rinnovo del contratto collettivo. La firma dovrebbe arrivare il 7 agosto, stavolta niente sciopero all’orizzonte: tra un mese la giostra riapre.
MARCO IARIA

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