Giocatori sintonizzati con radio-Stramaccioni
Il «martellamento» verbale funziona. La squadra ora si modella all’assetto altrui, ma fa valere i propri principi di gioco
C’è una sottile differenza, volendo, fra camaleontismo e trasformismo. L’ha indicata sabato sera nel Trofeo Tim l’Inter, sufficientemente sciolta nel cambiare faccia non per scelta ma per necessità: quando avversarie e partite diverse gliel’hanno chiesto, prima per non soffrire troppo e poi per provare a vincere un torneo che alla fine è stato una palestra interessante per determinati esperimenti-verifiche che a Stramaccioni serviranno. Juve e Milan, test speciale Oggi al tecnico, con la discreta urgenza di un preliminare di Europa League alle porte, non interessa più di tanto avere un’Inter camaleonte che cambi a prescindere pelle—dunque
assetto tattico — da una partita all’altra, o più volte nella stessa partita; però non gli dispiace avere una squadra capace di trasformarsi restando in un certo modo dentro la sua pelle. Più concretamente: pare difficile che per la doppia scadenza del 2 e 9 agosto l’Inter possa discostarsi molto dal 4-2-3-1 su cui Strama ha lavorato finora in tutto il precampionato; però non ha avuto problemi a farlo sabato sera, approfittando del fatto di dover affrontare Juve e Milan: il 3-5-2 bianconero e il 4-3-1-2 rossonero (sistemi di gioco meno comuni rispetto al 4-3-3 o al 4-4-2) sono stati tramutati in occasioni per mettersi alla prova. Cambio in tre mosse Una buona chance in particolare per testare la capacità di adattamento all’assetto altrui, trovando un giusto mix fra coerenza con i propri principi di gioco e una corretta lettura della partita e delle difficoltà proposte dall’avversaria (sabato sera in particolare la Juve). Ecco dunque che nel Trofeo Tim l’Inter ha accettato di uscire fin da subito dai panni del suo 4-2-3-1, migrando anche in fretta dal 4-3-2-1 scelto inizialmente al 3-4-1-2 (o 3-5-2 che dir si voglia) utilizzato per tamponare il martellamento juventino in particolare sulle fasce, fino al 4-4-2 opposto al Milan. Un cambio in corsa che ha avuto ovviamente le sue sbavature (anche a causa di una certa difficoltà nel palleggio: il campo disastroso non ha dato una mano, penalizzando in particolare giocatori come Cambiasso, Milito e inizialmente Guarin), ma che nei fatti non è stato poi così traumatico. Il dialogo con la squadra Dal che si sono dedotte tre cose. La prima: il martellamento verbale di Stramaccioni, il dialogo continuo cercato con la squadra, cominciano a dare frutti; i giocatori sono via via più sintonizzati con l’allenatore, dunque riescono anche più in fretta rispetto alla scorsa stagione a capire quello che gli viene chiesto e a farlo vedere sul campo. La seconda: si inizia a intravedere una transizione più rapida fra il recupero palla e la proposizione dell’azione offensiva, cercando di evitare la difesa avversaria schierata, come si è visto in particolare contro il Milan. La terza: ci sono segnali — da confermare con maggiore continuità — di un diverso equilibrio difensivo: a Bari l’Inter è parsa discretamente corta e ha lavorato per subire meno spesso situazioni di inferiorità numerica. Anzi, a volte è riuscita ad attaccare anche quattro contro tre o tre contro due: una delle opzioni su cui da sempre Stramaccioni insiste di più.
ANDREA ELEFANTE

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