Doppiette super per Cristante e Cornelius, a segno
pure Gosens: splendida vittoria dell’Atalanta in casa
Beatles e qualificazione storica
Il Fab Four è Bryan
Cristante, maglia da lavoro numero 4 sulle spalle e piccone in mano, per
infierire sui poveri resti di questo Everton. Più che Fab Four è l’Atalanta,
che firma con lo spettacolo di 12 tiri nello specchio e cinque gol (più un
rigore sbagliato) la sua prima vittoria in trasferta di questa stagione, ma
soprattutto un’impresa storica in uno stadio storico: i 3.500 innamorati che
ieri sera hanno cantato nel tempio inglese una notte indimenticabile hanno
visto il primo successo italiano assoluto a Goodison Park. Mai si poteva
pensare ad agosto, ai tempi di un sorteggio sinistro, che l’Atalanta si sarebbe
qualificata per i sedicesimi di Europa League con una giornata di anticipo. E
che fra due settimane si sarebbe giocata con il Lione il fondamentale primo posto
nel girone in casa.
TRASFORMISTA Squadra
che vince (aveva vinto, a settembre) non si cambia: dunque stessi uomini,
stessa Atalanta trasformista, stesso Cristante che vale il sacrificio di un
giocatore offensivo più puro come Ilicic. Anche Everton non così diverso: 5’ martellanti
e poi quasi il buio, ingarbugliato da un 3-5-2 mutante in 3-4-3 con l’allargamento
a destra, in faccia a Martina, di Cristante, il senza fissa dimora. Lui e
Petagna, sempre pronto a sfilarsi dal cuore dell’area come in occasione dell’1-0,
offrendo a Castagne che Gasperini aveva dirottato non casualmente a destra il
primo appoggio per scappare verso la porta: il belga ha fatto il resto con
doppia accelerazione che ha tramortito Klaassen e Martina e un
radente che ha trovato - toh - Cristante pronto ad anticipare perfino
Petagna.
SUSSULTO L’Everton
ha accusato pressing feroce e colpo: i suoi paralleli cambiamenti in corsa da
4-2-3-1 a 4-4-2, con Rooney più o meno vicino a Ramirez nel tentativo di far
uscire un centrale (spesso Toloi), sono stati tormentati come il declino quasi rassegnato
del suo gioiello passeggiante. Solo un doppio errore - Freuler e poi Palomino –
ha accompagnato verso Berisha prima Mirallas (bravo il portiere) e poi Ramirez
che ha mirato alto a porta spalancata. Solo un sussulto di Unsworth ha dato un
pizzico di logica all’Everton: ridisegnato con Rooney alle spalle di Ramirez e
Mirallas e con Klaassen finalmente non relegato sulla fascia.
APOTEOSI Ma la
ribellione dell’Everton si è spenta su un salvataggio di Toloi su Davies e
sugli effetti degli aggiustamenti di Gasperini,
che ha accentrato Cristante a tampinare Beningime. E il flipper si è riacceso nella
ripresa, perché stavolta il the caldo non ha fatto male né alle gambe, né alla
spina. Riattaccata subito e rimasta lì, anche dopo il rigore guadagnato da Cristante e sbagliato da Gomez al 3’.
Il tirassegno (De Roon, Cristante, Hateboer: tutti murati) ha trovato il varco quando ancora Cristante ha timbrato con il
suo marchio di fabbrica: colpo i testa
su corner di Gomez. E la partita a scacchi fra tecnici è stata vinta ancora da
Gasp, che al 3-4-1-2 di Unsworth (Vlasic trequartista) e al diagonale del 2-1
di Ramirez ha risposto sostituendo Cristante con una punta pura, Cornelius. E
proprio il danese, dopo un meraviglioso colpo da biliardo di Gosens, con una
doppietta in 6’ ha trasformato il trionfo in apoteosi.
Andrea Elefante
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