domenica 29 luglio 2012

ORO! ORO! Kolossal italian (La Gazzetta Sportiva)

Di Francisca Errigo, Vezzali Tutto il podio per il Dream Team a colpi di fioretto. Giornata epica: Elisa d’oro batte Arianna al supplementare. Valentina conquista il bronzo dopo una rimonta da brividi

Quando Elisa Di Francisca ha piazzato l’ultima stoccata della finale, il 12-11 che vale il titolo olimpico 2012, una pagina storica per tutto lo sport italiano era già scritta. Il Dream Team del fioretto femminile ha regalato un altro record, dieci ore da registrare e mettere via, anche se a Valentina Vezzali non è riuscita l’impresa di portare a quattro i titoli e si è fermata al bronzo. Anche se Arianna Errigo è salita sul secondo gradino del podio tra le lacrime. Oro, argento e bronzo, come solo due altre volte nella storia azzurra dell’Olimpiade (invernali comprese), sempre grazie alla scherma, a Berlino 1936 e vent’anni dopo a Melbourne, in entrambe le circostanze nella spada. La tripletta alle donne del fioretto, invece, era già riuscita tre volte ai Mondiali negli ultimi sei anni: 2006, 2007 e 2010. Specialità Sulla moquette blu dell’Excel, a un passo dall’aeroporto di London City, si è rivelata vera la previsione del Times. Venerdì ha pubblicato la cartina del mondo e accanto a ogni Paese, uno sport di riferimento: Italia = il paese della scherma. La dimostrazione è arrivata al primo tentativo,e oggi toccherà ad Aldo Montano e agli sciabolatori continuare la tradizione. Olimpionica Il trionfo è di Elisa Di Francisca, l’esordiente quasi trentenne che si era persa, che per due volte ha pensato di dare l’addio alla scherma. È la scuola di Jesi che continua, quel seme piantato da Ezio Triccoli sessantacinque anni fa ha prodotto già sei medaglie d’oro olimpiche (Cerioni, Trillini, 3 Vezzali e ora Elisa) in 24 anni. Emozioni Non è stato tutto facile, non è un caso quello che è successo. Lo dimostrano le rimonte da togliere il fiato. La prima di Elisa Di Francisca agli ottavi: sotto 3-8 con la tedesca Golubytsky e poi brava a rimettersi in linea con un parziale di 9-0. Poi quella di Valentina Vezzali. Contro la tunisina Boubraki, una delle sorprese della giornata insieme alle giapponesi di Andrea Magro, ha rischiato grosso già ai quarti e ha dovuto salvarsi al minuto supplementare (8-7 la stoccata decisiva). Quanto sia speciale una gara così lo raccontano le esclusioni anticipate delle altre favorite, dalle russe (tutte fuori ai sedicesimi) alle francesi che non sono riuscite a entrare nelle 8 dopo aver infastidito spesso le nostre nell’ultima stagione di Coppa del Mondo. La gara È stato un crescendo di tensione e ansia che nemmeno Hitchcock avrebbe organizzato meglio. Arianna Errigo è volata in finale a modo suo: nei primi tre incontri (Choles, Gafurzianova e Kiefer) spazzate via le avversarie prima della conclusione della prima (di tre) manche, è semprela prima a tornare nello spogliatoio mentre le altre erano ancora in pedana a sudare. Elisa Di Francisca con la stessa sicurezza (addirittura 15-2 nel match d’esordio con la libanese Shaito). In salita solo la giornata della Vezzali, alla fine battuta in semifinale dalla Errigo (15-12) come un mese fa agli Europei di Legnano. I derby Le tre azzurre si sono ritrovate in semifinale, con l’intrusione della sudcoreana Nam, sempre sulla strada delle azzurre e finora sempre battuta.  Stavolta dalla Di Francisca in semifinale e poi con la Vezzali per il bronzo. Una delle sfide più belle della giornata, di certo la più applaudita. L’altra, quella per l’oro, è stata la solita strana sfida tra due italiane che si conoscono a memoria, con pochi urli e tanta tattica. La Di Francisca è salita 7-3, la Errigo ha risposto fino all’11-8. Prima di un’altra rimonta, prima di un’altra priorità che ha fatto accendere la luce verde di Elisa. Vezzali Un discorso a parte merita Valentina. Aveva appena perso la semifinale olimpica da una compagna di squadra più giovane di 14 anni. Dieci minuti prima aveva visto sfumare il sogno del quarto oro olimpico individuale che l’avrebbe resa la prima donna a riuscire nell’impresa. Era sotto di quattro stoccate (6-10) nell’assalto della consolazione, contro la sudcoreana Nam. Riguardatevi quei 16 secondi per capire quanto è grande Valentina, per dare una spiegazione a una carriera che non ha pari. Sentite il pubblico impazzito nel vederla lottare, risalire, alzare la testa e partire, contro la sua natura. «Solo a lei può riuscire una cosa così» gioisce il maestro Giulio Tomassini, che dall’anno prossimo sarà maestro ad Avignone, in Francia. Vale l’ha fatto: 7-10, 8-10, 8-12, 10-12, 11-12, 12 pari piazzato a due secondi dalla fine. E poi il 13-12 al minuto supplementare, tra le urla del pubblico impazzito. Hanno lenito le ferite di Valentina, le hanno fatto pensare che forse non è ancora il momento di dire basta. Non è  finita qui.
MARISA POLI

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