Riecco Marchisio «Mercato, stadio idee e mentalità Adesso sta a noi»
«Dobbiamo difendere lo scudetto e farci valere in Europa: impresa non impossibile se avremo la stessa fame dell’anno scorso»
Il Claudio Marchisio virtuale è meno biondo, meno abbronzato, sorride uguale e si accompagna divinamente con Leo Messi.
Quello vero è a Torino in polo e calzoni neri, rilassato, ha posato da nuovo testimonial di Fifa 13, oggi torna al lavoro con gli altri nazionali della Juve e intanto si diverte: «La cosa più bella nei videogame è aspettare la versione nuova per vedere se sei uguale, se ti hanno fatto forte o no. Ora però ho due figli e sono rimasto un po’ indietro, gli amici mi battono spesso...». E come i videogiocatori accaniti, Marchisio pensa al prossimo livello facendo tesoro di quello appena passato. Rewind sull’Italia: all’Europeo il blocco bianconero si è fatto valere, se serviva una prova che l’exploit dell’anno scorso era l’inizio di qualcosa... «Noi della Juve avevamo il vantaggio di non aver giocato le coppe, così siamo arrivati all’appuntamento non stanchi e con tanta voglia. E partendo da un girone in cui c’era chi pensava che non saremmo nemmeno passati, siamo arrivati fino alla finale, perdendola contro i più forti». Conte riabbraccia lei e gli altri nazionali. Come vi troverà? Cosa vi portate dietro dall’esperienza azzurra? «Di sicuro un po’ di amarezza, perdere una finale non piace a nessuno. Ma tanti di noi certi traguardi non li avevano mai sfiorati. E vedere che in un anno vinci lo scudetto e arrivi a giocarti in gara secca Coppa Italia ed Europeo ti fa guadagnare fiducia. Un’altra tappa importante per questo gruppo Juve». Un’altra tappa. E le prossime? «Il mercato, per esempio. E’ arrivata gente di qualità, quantità e carattere, e l’abbiamo visto al trofeo Tim: nonostante il campo pessimo e pochi giorni di lavoro nelle gambe abbiamo giocato bene, pareva la Juve dell’anno scorso. Ma l’estate è lunga, dobbiamo lavorare per difendere lo scudetto. E tra poco c’è il primo trofeo da vincere, la Supercoppa». Visto il Milan? L’anno scorso con loro era testa a testa per lo scudetto, ora oltre a Seedorf, Gattuso e Van Bommel hannodato via pure Ibra e Thiago Silva. Come la vede? E soprattutto, pensa che sia una Serie A più povera? «Più che la Serie A penso che si sia impoverito il Milan, che ha lasciato andare via due grandi campioni. Ma oggi bisogna guardare anche l’aspetto economico, di fronte a certe offerte non è mai facile dire di no. Hanno incassato tanti soldi, di sicuro sapranno reinvestirli bene. Thiago Silva però è uno molto difficile da sostituire...». Si parla di fuga di talenti e Italia in ribasso, ma la Juve pare in controtendenza: investe, fa mercato, tratta i giovani più forti... «La società lavora in maniera perfetta, basta guardare com’è andata con lo stadio di proprietà: sempre esaurito, gli altri club ci facevano i complimenti. Spero che la Juve possa fare da spartiacque per un movimento che inizi veramente a rinnovare le strutture. Magari per riportare in futuro l’Europeo in Italia, sarebbe una bella spinta per il nostro paese. Negli ultimi anni il nostro calcio è stato criticato molto per vari motivi, ma per me resta uno dei più belli in circolazione». Una volta lei disse che con Calciopoli le squadre avevano acquistato più coraggio nel lanciare i giovani. Pensa che questa ventata di crisi possa sortire lo stesso effetto? «La crisi c’è ovunque, non solo qui. E se tanti ragazzi lasciano l’Italia, dall’estero ne arrivano altri. L’unico problema è che ci sono in giro club con risorse economiche imponenti, tipo il Psg: quando scendono in campo, è difficile trattenere i migliori. Ma in Italia una svolta c’è stata, guardate proprio all’Italia: dopo il Mondiale del 2006 il cambio generazionale è avvenuto, e siamo arrivati in finale all'Europeo. Quindi le risorse, anche giovani, ci sono». Mirino puntato sulla prossima stagione. Le avversarie? «Tra poco incontriamo in Supercoppa il Napoli, che anche senza Lavezzi rimane fortissimo. Poi occhio a Milan, Inter e alla stessa Roma che con Zeman farà una gran partenza». E in Europa? «Siamo in terza fascia, rischiamo un girone durissimo. Non è facile, attenzione a tutte ma non abbiamo paura di nessuno. E questa squadra ha messo delle basi importanti per aprire un ciclo. Sul tetto d’Europa, come dice Conte? Speriamo subito, ma quanto ci vorrà non possiamo saperlo. Tutto sta a crederci. Mai pensavamo di vincere lo scudetto senza mai perdere, eppure l'abbiamo fatto. Dobbiamo avere ancora quella fame lì». E’ tornato Giovinco. Quanto vi può dare? E quanto conta aver riportato alla base uno del vivaio? «Sebastian a Parma ha fatto benissimo, è maturato e questo è il suo anno più importante: deve dimostrare che questa maglia merita di indossarla ancora per tanti anni. Per come lo conosco, non vedrà l’ora di cominciare e mettere in mostra il suo talento». Del Piero vi mancherà? «Sicuramente. E’ stato la bandiera della Juve, con lui abbiamo passato momenti belli e meno belli. Ci ha dato tanto, lo ringrazio ». Ringraziamento doppio, se la maglia numero 10 dovesse toccare proprio a lei... «Decideranno Conte e il club, finché non mi chiedono qualcosa non mi pongo il problema. E poi al mio 8 sono affezionato».
GIULIO DI FEO

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