lunedì 30 luglio 2012

L'argento che non ti aspetti Favola Occhiuzzi Si scopre fenomeno nel giorno giusto (La Gazzetta dello Sport)

A 31 anni batte l’amico Montano e va in finale nella sciabola. Dopo ogni assalto, una sigaretta
C’è che a un certo punto l’interruttore scatta e tutto va al suo posto. C’è che a 31 anni, dopo una carriera con più occasioni mancate che successi, Diego Occhiuzzi si scopre d’argento e porta a Napoli una medaglia olimpica nella sciabola 106 anni dopo il bronzo di Federico Cesarano ai Giochi intermedi di Atene 1906. La scherma azzurra sale a quattro (a Pechino i podi furono sette), ma stavolta la sciabola non ha il volto noto
di Aldo Montano, né lo sguardo esperto di Gigi Tarantino. Ha le gambe veloci di un ragazzo dell’alta borghesia partenopea che non ce l’aveva mai fatta, finora, a vincere qualcosa da solo. Calmo Famose, fino a ieri, erano più le occasioni sprecate (due medaglie buttate agli Europei con assalti persi a 14) e le scenate con gli arbitri. Perché quando Diego perde la testa non ce n’è. Le scenette, pure se al minimo sindacale, ieri hanno fatto sorridere gli ottomila della sala S1 dell’Excel. «Non so cosa mi succede, fuori sono anche abbastanza calmo» spiega l’allievo di Leo Caserta, appassionato di auto orologi e «cose futili». «Due volte ho buttato la medaglia agli Europei all’ultima stoccata. Perché perdo la concentrazione e perché litigo spesso con l’arbitro. E’ che ogni tanto mi parte la testa». Libero Sarà per quello strappo alla schiena (un centimetro e mezzo), trattato dopo ogni incontro, che gli ha liberato la testa da troppe pressioni. Sarà per la sigaretta accesa dopo ogni assalto, sul retro del palazzo.  Di certo è scattato qualcosa. «Non ha disperso. La chiave è stata quella, non si è fatto prendere dall’ansia», secondo il maestro Leonardo Caserta, che lo segue da 14 anni con la regola del numero 3 (vietato buttare più di tre stoccate, per esempio) e che ieri, dopo averlo visto battere Montano negli ottavi, gli ha sussurrato: «Adesso però una medaglia la devi vincere». Occhiuzzi ha impressionato da subito contro l’ostacolo impegnativo del primo turno, il cinese Liu (15-9), ha respinto la rimonta dell’amico Aldo Montano (15-13). Lucido contro lo statunitense Morehouse, si è esaltato nella semifinale contro Dumitrescu, unico sopravvissuto nella giornata delle vittime celebri (fuori dagli 8 i due favoriti Yakimenko e Limbach, ma anche Reshnetikov e il campione olimpico 2008, Zhong Man). In finale contro il talento ungherese Aron Szilagyi, rampante 22enne destinato a dominare il futuro della sciabola, ha pagato la tensione. Una partenza da 1-8 non più recuperata (15-8 il finale). Tifoso Vicino di casa di Cavani, tifosissimo del Napoli, Diego   Occhiuzzi gestisce insieme alla famiglia un B&B a Ischia. La sciabola non è stato il primo amore, fino a 17 anni è stato fiorettista al Posillipo (ora la società è in fallimento), poi la carenza di maestri nella sua città e la tradizione della sciabola napoletana gli hanno fatto cambiare arma, nel ’98, da quando il suo maestro è diventato Leo Caserta, fratello di Raffaello bronzo ad Atlanta ’96. Recuperato Poteva essere una delle vittime della gestione Bauer, che l’aveva messo fuori squadra. Il rientro da fine 2006, con Magro c.t. Da lì sono arrivate tre medaglie a squadre, il bronzo olimpico a Pechino, più l’argento e il bronzo mondiale 2010 e 2011. «Ma adesso ho voglia di fare qualcosa nell’individuale» confidava nella pausa pranzo, prima degli ultimi due assalti, accanto alla fidanzata Valeria, a mamma Anna e papà Bruno. Ci sono giorni  in cui tutto va al suo posto, allora si può cominciare a vincere.
MARISA POLI

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