La “Nuova Unione sportiva Triestina” o l’”Unione sportiva Triestina 2012” - questi i due nomi tra i quali si sceglierà
quello definitivo – nascerà domani pomeriggio. Martedì mattina al più tardi. Se gli dei del pallone vorranno, sarà
finalmente quello, anche, il momento in cui i due soci veneti che hanno deciso di puntare sul rosso (alabardato) alla roulette del pallone, si presenteranno ai tifosi e alla
città tutta squarciando quel velo di imbarazzante silenzio che, ormai, francamente non sembra più avere alcun senso e che anzi rischia di apparire perfino fuorviante. I due - il cui fumoso ritratto parla di imprenditori già impegnati nel passato nel mondo del calcio (a quale livello e con quali risultati non è però dato a sapere...) e comunque senza specifici interessi professionali in città – si sono infatti già formalmente impegnati davanti al sindaco, e quindi avanti alla città nell’incontro di venerdì pomeriggio organizzato, evidentemente nona caso, in Municipio.E ventiquattr’ore dopo l’incontro avvenuto venerdì, il sindaco Cosolini e l’assessore Edera hanno diffuso nel tardo pomeriggio di ieri un comunicato ufficiale: «Arrivati a questo punto – dicono, confermando e poco aggiungendo a quanto era già emerso venerdì pomeriggio – siamo fiduciosi, anche se la prudenza rimane d’obbligo fino all’ultimo momento, cioè all’atto di costituzione societaria, in seguito al quale verranno resi noti tutti i dettagli. La prudenza è suggerita dalle settimane di lavoro svolto in silenzio, spesso frainteso o scambiato per disinteresse, mentre l’unico obiettivo è sempre stato quello di pervenire a una conclusione positiva di questa difficile vicenda. Una vicenda durante la quale i contatti sono stati molti, tra i quali uno in particolare era sembrato più promettente degli altri, salvo però eclissarsi all’ultimo momento senza alcun motivo apparente. Il Comune - aggiungono – sta seguendo con particolare attenzione anche la questione relativa al marchio, in quanto dopo le disavventure degli ultimi anni intendiamo avere le massime garanzie e assicurare la piena tutela dello stesso. Adesso – concludono – anche seguendo l’impulso importante dato dai tifosi con le loro recenti iniziative, auspichiamo che tutta la Trieste imprenditoriale colga questa opportunità e si impegni per il consolidamento societario. Proprio per questo motivo stiamo favorendo l’ingresso di soci triestini nella società». Insomma, cosa succede? Succede che Cosolini ed Edera hanno chiesto al duo veneto l’impegno ad accettare nella compagine societaria la presenza di imprenditori triestini impegnati con una quota di minoranza. Sarebbe un modo, nelle intenzioni dei vertici dell’Amministrazionefinalmente quello, anche, il momento in cui i due soci veneti che hanno deciso di puntare sul rosso (alabardato) alla roulette del pallone, si presenteranno ai tifosi e alla
comunale, per ancorare il più possibile il progetto alla città, facendo scorrere nelle vene del nuovo consiglio del
club sangue triestino. Contatti sono già partiti, frenati però dal momento di vacanza: Vittorio Pedicchio ad esempio,
coordinatore del gruppo di imprenditori che già un anno fa voleva rilevare la società da Fantinel, è partito proprio
ieri per una settimana di relax. Ma il coinvolgimento dell’imprenditoria triestina non è l’unico obiettivo di sindaco
e assessore. Il Comune, infatti, stimolato proprio dall’iniziativa avviata dai Triestina club e dal Piccolo con
la raccolta di fondi tramite il sistema delle Elargizioni, sta valutando l’idea di entrare in possesso del marchio storico del club alabardato per poi cederlo in “affitto” alla nuova compagine societaria: per questo motivo è stato posto in agenda un incontro con il curatore fallimentare Giovanni Turazza nel corso del quale dovranno essere valutate le modalità pratiche per concretizzare questo intendimento: sarebbe comunque un modo, da parte del Comune, per salvaguardarsi nei confronti dei nuovi soci impegnati al rilancio della società. Peraltro non può sfuggire come i tempi siano assolutamente stretti e quindi entrambi i progetti del Comune (favorire l’ingresso di soci triestini e studiare la possibilità di acquisire il marchio per poi “affittarlo”) siano altrettante corse contro il tempo. Nel comunicato diffuso ieri, infine, non si fa cenno alcuno ai dipendenti e ai collaboratori rimasti per strada dopo il fallimento della società alabardata: se ne sarebbe comunque parlato nel corso dell’incontro di venerdì in Comune, ma non si sa con quali risposte da parte del duo di imprenditori veneti. E, infine, quale senso dare, a questo punto, all’incontro organizzato dal responsabile del settore giovanile Schiraldi a inizio settimana con i genitori dei ragazzi del vivaio, nel corso del quale aveva sì invitato alla pazienza, ma lasciando nel contempo tutti liberi di cercarsi una nuova società nella quale giocare? Chissà, forse ne sapremo un po’ di più domani. O, più probabilmente, martedì. Chissà...
Guido Barella
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