Né ingrato, né ruffiano: semplicemente Lucio. Sarebbe sbagliato appiccicare un’etichetta al difensore brasiliano
a causa delle sue prime parole in bianconero. Di sicuro non si può dire che Lucio sia diplomatico e questo è positivo: alle domande più delicate sull’Inter, che
ovviamente si aspettava, ha risposto in modo secco e diretto lasciando l’impressione di essere un
professionista. Ossia un giocatore che dà tutto per la sua squadra finché indossa quei colori e poi volta pagina senza guardarsi indietro. E soprattutto senza fingere che non sia così. Può piacere o non piacere, ma di sicuro Lucio cammina a testa alta. Lucio, che effetto le fa indossare la maglia della Juve? «Un bell’effetto. Sono contento di essere qui, di prendere conoscenza dei compagni e dell’ambiente. Per la mia carriera è un passo importante. Ho fatto questa scelta perché volevo continuare a giocare ad alto livello e la Juve è tornata a essere una grande squadra. Sono uno che onora sempre la maglia e spero di dare il massimo». Come mai ha deciso di lasciare l’Inter? «È stata una decisione comune: io volevo cambiare e il club era d’accordo. Quella adesso è una pagina chiusa: io penso solo alla Juve, una tappa molto importante». Com’è stata la trattativa con la Juve? «Rapida. Io dico sempre la verità: il primo contatto c’è stato un mese dopo la fine del campionato. E adesso sono orgoglioso di giocare in un club così prestigioso». Perché ha scelto la Juve? «Perché mi ha presentato un grande progetto e perché i suoi dirigenti sono stati concreti». Ha sbagliato l’Inter a lasciarla andare o la Juve a prenderla? «Penso che abbia sbagliato l’Inter per i motivi che dicevo prima: mi impegno sempre al massimo e difendo i miei colori ». Nonostante la rivalità tra Juve e Inter lei è stato applaudito e incitato dal primo giorno. È stupito dall’ottima accoglienza dei tifosi? «Mi fa piacere. Quando vesto la maglia io faccio il massimo per onorarla e per far vincere la mia squadra. Oggi la mia squadra è la Juve, io mi sento bianconero». Lei è arrivato alla finale di Champions con il Bayer Leverkusen e l’ha vinta con l’Inter. Cosa serve per alzare quella coppa? «Innanzitutto la mentalità giusta: bisogna sempre giocare per vincere. Ma alla Juve c’è di sicuro: già in passato ha avuto formazioni molto competitive. In Champions ci sono rivali di grande livello, ma noi saremo all’altezza». Gli scudetti della Juve sono 28 o 30? «Io la penso come il presidente (Agnelli, ndr)». L’anno scorso Conte ha alternato difesa a tre e a quattro. Ha preferenze? «La mia disponibilità è grande, mi posso adattare a ogni cosa. Adesso penso a imparare le cose che mi vengono chieste da Conte e ad adattarmi alle sue idee». Ha sentito i suoi ex compagni? «No. Ma io li rispetto molto. Nello sport la cosa più importante è il rispetto». Durante l’Europeo Marchisio si è informato sul suo arrivo dimostrandosi entusiasta. Che effetto fa la stima dei nuovi compagni? «Non ho ancora sentito nessuno dei nazionali,mala loro stima è importante. Qui mi sento bene e stabilirò un forte legame con loro. Alla Juve vogliono tutti vincere e io la penso allo stesso modo». Oggi la Juve è più forte dell’Inter? «Preferisco non fare paragoni sul livello tecnico attuale, vedremo sul campo. Però posso dire che quando ho saputo che la Juve mi voleva ero molto felice». Nello spogliatoio dell’Inter il clan argentino ha battuto quello brasiliano? Guardando il mercato, sembra così. «Mi sembra più una questione politica. Non credo che nello spogliatoio dell’Inter ci sia un clan vincente e uno perdente. La rivalità è molto sentita in Sudamerica. Io e gli altri brasiliani non abbiamo mai avuto problemi con gli argentini. È stata una scelta della società quella di puntare su uno stile di gioco e su una nazionalità in particolare. Ma comunque,se anche il clan argentino avesse battuto quello brasiliano, poi in campo il Brasile batte sempre l’Argentina...». Se segna all’Inter esulta? «Certo, sarebbe normale. Adesso io gioco per far vincere la Juve». Quali furono i segreti del Triplete nerazzurro? «La voglia di vincere. Lo spirito di gruppo, la mentalità. E poi anche la qualità». Ha scelto il numero di maglia? «Sì, giocherò con il 2.Mail numero non è importante: contano il lavoro e l’impegno». Per la prima volta in carriera rischia di restare in panchina e di alternarsi con i compagni di reparto. È preoccupato? «No, io mi allenerò al massimo e poi deciderà l’allenatore». Quali sono gli attaccanti più forti che ha marcato? «Messi e Drogba. Quelli veloci e tecnici sono difficili da controllare ». Secondo Dunga la Juve ha fatto un affare a scegliere Lucio. «Lo ringrazio. Posso garantire che mi piace lavorare ed essere disponibile con la squadra ». L’anno scorso il Milan ha lasciato andare Pirlo che è stato decisivo per lo scudetto della Juve.Con Lucio liberato dall’Inter può ripetersi la stessa storia? «Spero di sì, perché voglio vincere. Non si possono fare paragoni perché Pirlo ha un altro ruolo, è un centrocampista, un grande giocatore. Il mio desiderio, però, è quello di aiutare la Juve a vincere». Vuol promettere qualcosa ai tifosi? «Massimo impegno e passione per la Juve».ovviamente si aspettava, ha risposto in modo secco e diretto lasciando l’impressione di essere un
G.B. OLIVERO
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